Apr 102014
 

Considerata l’importanza regionale dell’Afghanistan, nel gennaio del 1998 si cercò un accordo con i talebani che risposero positivamente. Dopo gli attentati dell’agosto del 1998 alle ambasciate statunitensi in Kenya (Nairobi) e Tanzania (Dar es Salaam) ideati da Osama bin Laden e a seguito della dichiarazione del Mullah Mohammad in cui affermava che bin Laden godeva del sostegno dei talebani afghani, l’8 dicembre di quello stesso anno la Unocal si ritirò dal consorzio.

Tra vicende alterne, patti e accordi stipulati tra i vari paesi interessati, il gasdotto TAPI ha subito, vista anche l’instabilità della regione, rallentamenti e defezioni da parte delle società che inizialmente sostenevano il progetto. L’investimento mancante sfiora gli 8 miliardi di dollari, e nonostante società come la Chevron, la ExxonMobil, la Petronas o la British Gas abbiano manifestato un cauto interesse, la loro attenzione sembra polarizzarsi più verso il gas turkmeno tout court, che collaborare o spendersi nella costruzione di una pipilene che attraversa una faglia di frattura geopolitca come quella centro-asiatica.

La questione afghana non descrive o interpreta il problema al quale occorre trovare una soluzione, ma uno dei termini con i quali non si è ancora riusciti a determinare la corretta domanda. Le carte di figura 1 e 2 rappresentano la metafora di equilibri ancora incerti e compromessi non da un unico attore regionale –l’Afghanistan– ma da un complesso di elementi legati da una relazione che non è uno a uno, ovvero quella che è possibile stabilire tra due differenti paesi, ma molti a molti, ovvero quella che stabilisce la corrispondenza tra un paese con tutti gli altri e viceversa.

L’instabilità dell’Afghanistan trova un riscontro non solo nella guerra che lo deprime da tredici anni, ma anche nel rappresentare quel particolare ammortizzatore geografico e strategico di forze che oppongono il Pakistan all’India. E mentre l’India contrasta le pressioni provenienti da Cina e Pakistan, l’Iran si appella ad esercitare il proprio diritto alla sovranità energetica grazie ai buoni auspici dell’islamismo pakistano, del taoismo cinese e della statolatria nordcoreana.

Gli stati della scacchiera centro-asiatica sono perciò continuamente sottoposti a vere e proprie sollecitazioni e deformazioni in grado di alterare non solo gli equilibri e le asimmetrie esistenti tra singole coppie di stati, ma anche quelli e quelle che mutuamente si stabiliscono tra uno stato e tutti gli altri… → [scarica il Pdf completo dell’articolo]

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