Apr 102014
 

La Iran–Pakistan–India gas pipeline (IPI) e la Trans–Afghanistan pipeline (conosciuta anche come Turkmenistan–Afghanistan–Pakistan–India Pipeline, TAP o TAPI, (vedi figura 4) sono i progetti di due gasdotti che, attraversando i paesi geopoliticamente più instabili e irrequieti della regione, aspirano a trasformarla, al netto delle inevitabili e augurabili ricadute economiche, in un’area più sicura e meno ostile.

L’IPI, che secondo gli accordi firmati da Iran e India nel febbraio del 1999 avrebbe dovuto alimentare anche la rete indiana di gas, si fermerà, almeno per ora, in Pakistan, nei pressi di Multan, senza però pregiudicare le prospettive di un collegamento verso l’India e la Cina. La portata (teorica) prevista sarà di 40 miliardi di metri cubi all’anno e, secondo calcoli ufficiosi, dovrebbe contribuire per il 5\% al malridotto Pil pakistano.

Le tensioni e gli attriti diplomatici che ancora nel 2010 opponevano la visione liberista statunitense del mondo a quella confessionale iraniana, si sono inevitabilmente riflesse sulla costruzione della sezione di gasdotto pakistana ritardandone la timeline programmata. Pur di impedirne il completamento, il governo americano ha offerto a quello pakistano la costruzione di un terminale per gas naturale liquefatto e l’importazione di energia elettrica attraverso il corridoio afghano del Vacan.

Considerato il nuovo corso politico iraniano che porta il nome di Hassan Rouhani e le aperture del presidente americano Barack Obama, l’IPI potrà forse diventare una vera e propria “peace pipilene“.

La Trans–Afghanistan pipeline o TAPI, pur attraversando un paese ancora non stabilizzato come l’Afghanistan, ha sempre goduto di maggiori consensi. Con una portata (anche questa naturalmente teorica) di 27 miliardi di metri cubi all’anno, il gasdotto parte dal Turkmenistan, attraversa l’Afghanistan e serve il Pakistan e l’India.

Promosso nel 1995 dalla società argentina Bridas Corporation, il progetto è poi passato nelle mani del consorzio Central Asia Gas Pipeline (CentGas) guidato dalla società statunitense Unocal e in cui era presente anche Gazprom.

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